Giocare senza pallina: un’esperienza mentale e corporea nel tennis

Nel tennis, l’elemento centrale del gioco è la pallina. Ma cosa succede se la pallina scompare? Si può giocare ugualmente? E soprattutto, può un esercizio senza pallina migliorare la performance mentale e fisica del tennista?

Durante una sessione di allenamento, ho sperimentato con i miei atleti un esercizio particolare: giocare senza pallina, simulando una partita in cui ogni giocatore finge di colpire, ricevere e reagire ai movimenti dell’avversario. L’obiettivo è mantenere ritmo e concentrazione, affidandosi esclusivamente alla percezione interiore e alla visualizzazione.

L’esercizio: la partita immaginaria

L’attività si svolge come un palleggio reale: i movimenti, le posture e le reazioni vengono eseguiti come se la pallina fosse presente, ma in realtà il giocatore deve immaginarla.

Ai tennisti viene richiesto di visualizzare ogni azione, dall’anticipazione del colpo alla reazione alla presunta traiettoria della pallina. Devono esprimere movimenti completi e fluidi, mantenendo la massima concentrazione sul proprio corpo e sull’interazione con l’avversario, senza avere un oggetto reale con cui interagire.

Questo esercizio non è solo un esperimento di immaginazione: è una pratica che allena la consapevolezza corporea, il ritmo e la capacità di gestire l’attenzione in assenza di un riferimento esterno fisico.

Il ruolo dello spazio e il ritmo del gioco immaginativo

Durante una delle sessioni, è accaduto un episodio che mi ha portato a riflettere sull’importanza dello spazio fisico nella percezione del gioco.

Quel giorno, per ragioni logistiche, avevamo a disposizione un solo campo. Tre coppie di atleti hanno iniziato l’esercizio condividendo lo stesso spazio, ciascuna occupando un terzo del campo. Due coppie, posizionate ai lati, hanno subito trovato sintonia: i loro movimenti erano fluidi, il gioco immaginario sembrava reale e il ritmo era naturale. Al contrario, la coppia al centro appariva completamente scoordinata: i movimenti erano slegati, il ritmo discontinuo, e l’interazione confusa.

Incuriosito da questa differenza, ho deciso di fare un piccolo esperimento: ho chiesto alla coppia centrale di spostarsi in un campo separato e continuare l’esercizio. Il risultato è stato sorprendente: in pochi minuti, la stessa coppia ha iniziato a muoversi con sincronia, ritrovando il ritmo e la fluidità del gioco immaginativo.

Cosa era cambiato? Non la tecnica, né l’impegno, ma il contesto spaziale.

Lo spazio fisico come cornice mentale e simbolica

Nel tennis, il campo non è solo un terreno di gioco: è un riferimento mentale e simbolico. Le sue linee, la rete, le distanze e le proporzioni creano una cornice strutturata, che aiuta il giocatore a sincronizzare i movimenti e a dare un senso al proprio gioco.

Quando la coppia giocava al centro, in una posizione indefinita e senza confini chiari, mancava un orientamento spaziale che permettesse loro di organizzare i movimenti e stabilire un ritmo. Spostandosi in un campo regolamentare, hanno ritrovato un ordine naturale, come se il contesto suggerisse loro la struttura del gioco.

Questo fenomeno trova un parallelo interessante in psicoterapia, dove il setting (l’ambiente terapeutico) non è solo un luogo fisico, ma una struttura che permette al paziente di sentirsi contenuto, orientato e libero di esprimers

Il concetto di “come se” e il gioco simbolico

L’esercizio del giocare senza pallina è un esempio perfetto del concetto psicodinamico di “come se”, teorizzato da Donald Winnicott (1971).

Nel suo lavoro, Winnicott descrive il gioco simbolico come uno spazio in cui il bambino (o l’adulto) può esplorare emozioni e situazioni in modo sicuro, sperimentando ruoli e stati emotivi che nella realtà sarebbero difficili da gestire.

“Il gioco è il luogo in cui il reale e l’immaginario si incontrano, permettendo di esplorare e integrare parti di sé”

Nel tennis, questa dinamica è evidente: giocare senza pallina costringe il giocatore a costruire mentalmente il ritmo, creando una rappresentazione interna del movimento e della velocità della palla. Questo processo allena la visualizzazione, migliora la connessione mente-corpo e sviluppa strategie di gioco più sofisticate.

Visualizzazione e flow: un allenamento mentale potente

Secondo Jean Piaget (1962), la capacità di creare immagini mentali è fondamentale per il pensiero simbolico, la pianificazione e l’anticipazione. Nel tennis, allenare questa abilità aiuta i giocatori a prevedere le mosse dell’avversario, a immaginare nuove soluzioni di gioco e a mantenere il controllo mentale durante la partita.

Inoltre, giocare senza pallina facilita l’accesso a uno stato mentale noto come flow, in cui il giocatore è completamente immerso nell’attività, con una percezione alterata del tempo e una riduzione dell’autoconsapevolezza e del giudizio critico.

Conclusioni

Giocare senza pallina non è solo un esercizio tecnico, ma un potente strumento di allenamento mentale e corporeo.

Questo approccio, basato sul concetto del “come se”, permette ai tennisti di sviluppare:

Consapevolezza corporea, migliorando la postura e il controllo motorio.
Capacità di visualizzazione, essenziale per anticipare e costruire strategie di gioco.
Connessione mente-corpo, integrando emozioni e azioni in modo più fluido.
Stato di flow, per prestazioni più naturali e libere dal giudizio.

In definitiva, questo esercizio rappresenta un ponte tra tecnica e psicologia, aiutando gli atleti a esplorare il gioco in una dimensione più profonda e a migliorare non solo il loro tennis, ma anche la loro capacità di affrontare le sfide con creatività e sicurezza.

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L’attenzione nel tennis: un parallelismo psicodinamico tra pallina, corpo e avversario