Il Social Dreaming "Sognare Insieme”

Introduzione

Il social dreaming è un metodo che offre un’opportunità unica di esplorazione del mondo interno, incoraggiando la condivisione dei vissuti inconsci e la costruzione di un senso profondo di appartenenza all’interno di un gruppo. Questo approccio, originariamente sviluppato da Gordon Lawrence per studiare i sogni in un ambiente collettivo, si basa sulla premessa che il sogno non sia solo un fenomeno individuale, ma un ponte verso un universo relazionale più ampio: un campo sociale inconscio dove emozioni, pensieri e simboli si intrecciano per creare significati condivisi. Il social dreaming può essere visto come una forma di "sognare insieme", permettendo ai partecipanti di immergersi in un flusso collettivo, in cui i sogni individuali diventano parte di una narrazione comune e il confine tra sé e gli altri si dissolve, aprendo uno spazio relazionale unico.

L’Esperienza

Durante l’attività, i partecipanti venivano invitati a sdraiarsi a terra a occhi chiusi e a condividere sogni recenti, ricorrenti o immagini mentali che affioravano alla mente spontaneamente. Questa condivisione avviava un processo di libere associazioni, in cui ciascun membro del gruppo poteva aggiungere significati, collegamenti o intuizioni personali a partire dalle immagini altrui. In questo modo, ogni sogno si trasformava in un campo relazionale, un terreno fertile dove esperienze individuali e collettive si incontravano, creando una rete di significati comuni. La funzione di terapeuta e co terapeuta (un uomo e una donna) era cruciale nel creare un ambiente sicuro e accogliente, in cui i partecipanti potessero condividere i propri sogni e associazioni senza timore di giudizio. La nostra posizione era fisicamente e simbolicamente accanto ai partecipanti, sdraiati con loro durante la sessione, trasmettendo un messaggio chiaro di vicinanza, parità e partecipazione. Questo gesto rompe il tradizionale ruolo di “esperto distaccato” e crea un contesto di co-esplorazione, in cui i terapeuti non sono semplicemente osservatori, ma attori attivi nel processo di costruzione collettiva dei significati. La nostra funzione principale era pertanto quella di facilitatori, in quanto, grazie alla nostra formazione, più permeabili all’inconscio. aiutavamo il gruppo a esplorare i temi emergenti attraverso domande aperte, stimoli evocativi e il riconoscimento e contenimento delle emozioni emergenti. Come descritto da Ogden (2004), fungevamo da contenitori per i sogni “non sognati” e i pensieri non elaborati, offrendo uno spazio simbolico in cui queste esperienze potevano trovare voce. In questo senso, la nostra presenza non si limitava a guidare il processo, ma diventava parte integrante del campo relazionale creato dal gruppo. La nostra collaborazione diventava un esempio tangibile di come sia possibile costruire significati in un dialogo reciproco, fornendo al gruppo una base sicura da cui partire per esplorare temi personali e collettivi. L’essenza del social dreaming risiede proprio nella possibilità di trasformare il sogno da una dimensione privata a un’esperienza collettiva, una sorta di "dormire insieme" in senso simbolico, dove l’unione di visioni oniriche crea un tessuto di significati condivisi. Gordon Lawrence (1988), il creatore del social dreaming, ha sottolineato come questa pratica non si concentri sul singolo sognatore, ma sul contenuto dei sogni come mezzo per esplorare il “campo sociale inconscio” (Lawrence, 1998). Questo approccio è particolarmente rilevante per i giovani, che spesso si trovano a navigare tra domande esistenziali e temi sociali.

Freud e il sogno come via regia per l’inconscio

Sigmund Freud, nel suo monumentale lavoro l’interpretazione dei sogni (Freud 1900), ha descritto il sogno come una narrazione simbolica, il prodotto di una trasformazione psichica che maschera contenuti latenti attraverso il linguaggio dell’inconscio. Secondo Freud, il sogno è governato da meccanismi come la condensazione e lo spostamento, che servono a rendere accettabile per la coscienza ciò che altrimenti sarebbe intollerabile. La sua analisi si basa su un dialogo continuo tra sognatore e terapeuta, in cui le libere associazioni fungono da chiave per accedere ai significati nascosti del sogno. Questo approccio, oltre a facilitare la comprensione del mondo interno del paziente, apre la strada ad una trasformazione terapeutica profonda.

Jung: il sogno e l’inconscio collettivo

Carl Gustav Jung ha ampliato la comprensione del sogno, attribuendogli una dimensione che va oltre il singolo individuo. Per Jung, il sogno non si limita a rappresentare conflitti personali, ma attinge all’inconscio collettivo, una dimensione archetipica della psiche in cui risiedono immagini universali condivise dall’umanità. I simboli che emergono nei sogni, come l’eroe, l’ombra o il viaggio, rappresentano temi universali che guidano l’individuo nel processo di individuazione. Da questa prospettiva, i sogni non sono solo “problemi da risolvere”, ma una forma di dialogo con l’inconscio che può orientare e arricchire il percorso di crescita personale (Jung, 1945).

I sogni nella psicoanalisi contemporanea

Nella psicoanalisi contemporanea, i sogni continuano a occupare un ruolo centrale, ma il loro significato e il modo di interpretarli si sono evoluti rispetto alle teorie classiche di Freud e Jung. Oggi, i sogni sono spesso concepiti come una forma di elaborazione simbolica e narrativa dell’esperienza emotiva, piuttosto che come semplice espressione di desideri repressi o archetipi universali. La prospettiva contemporanea si focalizza sull’esperienza del sogno nel contesto della relazione terapeutica, cosa che per altro anche Freud (1900) aveva considerato, e sull’idea che esso rappresenti un modo per rielaborare vissuti emotivi complessi e non pienamente integrati. Thomas Ogden, ad esempio, considera il sogno non solo come uno strumento per accedere all’inconscio, ma come un atto relazionale: un processo di co-creazione tra terapeuta e paziente in cui i sogni non sognati trovano spazio per essere pensati e simbolizzati (Ogden, 2004). Altri approcci, come quello di Mark Blechner, integrano le neuroscienze con la psicoanalisi, sottolineando come i sogni siano una modalità creativa con cui il cervello elabora emozioni, memorie e conflitti non risolti. Blechner, nella sua teoria del Dreaming Brain (2001), sostiene che i sogni non devono necessariamente essere interpretati per trovare un significato unico, ma che essi rappresentano un “processo in corso”, una narrazione aperta che riflette il lavoro psichico del sognatore. La psicoanalisi relazionale e intersoggettiva, inoltre, si concentra sul ruolo dei sogni come strumenti per esplorare il campo relazionale. Sogni e associazioni oniriche sono considerati modi attraverso cui il paziente porta nella stanza analitica dinamiche relazionali attuali o passate, che possono essere esplorate e rielaborate nel qui e ora della relazione (Aron, 1996). Queste prospettive condividono un’attenzione crescente per il valore esperienziale e relazionale del sogno, considerandolo non solo come una finestra sull’inconscio individuale, ma anche come un mezzo per costruire significati in un dialogo che coinvolge tanto il paziente quanto il terapeuta. In questa cornice, i sogni diventano strumenti di trasformazione che non si limitano a raccontare il passato, ma contribuiscono attivamente alla costruzione di nuovi significati e possibilità di vita.

Conclusioni

L’esperienza del social dreaming e del "sognare insieme" rappresenta un potente strumento di crescita personale e collettiva per i giovani tennisti, soprattutto perché offre loro un accesso alla modalità di funzionamento simbolico della mente. Attraverso la condivisione dei sogni e delle associazioni libere, gli atleti possono esplorare le proprie emozioni in un contesto relazionale che valorizza il sostegno reciproco e la connessione autentica. Questo approccio, radicato nelle teorie di Lawrence, Jung e ogden, non solo facilita l’accesso a contenuti inconsci integrabili, ma crea anche uno spazio simbolico dove i partecipanti possono sentirsi accolti e riconosciuti e dove si possano trattare temi personali sociali ed esistenziali.